Lettera del Santo Padre in occasione del convegno “Dov’è tuo fratello?”
Al Venerato Fratello
Mons. VINCENZO MANZELLA
Vescovo di Cefalù
Cari fratelli e sorelle,
vi saluto cordialmente in occasione del Convegno Nazionale promosso dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia insieme alla Fondazione Migrantes, alla Caritas Italiana, all’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e all’Ufficio Nazionale per l’apostolato del mare sul tema: «Dov’è tuo fratello? (cfr Gen 4,9): famiglia e immigrazione». Questo titolo mi fa tornare alla memoria la mia visita a Lampedusa l’8 luglio 2013, dopo che centinaia di fratelli erano morti in mare. Sono passati quasi due anni da allora, e purtroppo non è cambiato molto: tante, troppe persone ancora sono annegate nel Mediterraneo, e ancora si continua a parlare di “emergenza”, mentre in realtà il fenomeno va affrontato con un piano ampio e articolato.
Voglio ribadire quanto ho detto in diverse occasioni: dinanzi a questo esodo di popoli e di famiglie occorre uscire dalla globalizzazione dell’indifferenza. Non è possibile pensare di chiudere semplicemente le frontiere e mettere una diga, quasi un muro, su questo mare. Occorre domandarsi da dove stanno fuggendo le persone: povertà, guerra, rassegnazione. L’Europa e il mondo intero devono intervenire per fermare i commercianti di morte, ma anche per rispondere al grido della fame e al bisogno di pace di tante famiglie.
C’è necessità di un faro in questo mare di morte e la Chiesa e le famiglie che sono in Italia, come piccole fiaccole, hanno un compito profetico: mostrare al mondo che questi nostri fratelli, uomini e donne come noi, possono costituire una risorsa preziosa; rafforzare la tutela familiare dei minori non accompagnati; costruire una cultura dell’inclusione. Così, attraverso l’accoglienza vissuta nella carne, potremo far crescere un nuovo umanesimo che, come lievito fecondo, diventi speranza per il Mediterraneo creando condizioni lavorative più dignitose per i migranti e per le loro famiglie, oggi fra noi e domani, forse, nei loro Paesi, quando le condizioni permetteranno loro di rientrare in pace e sicurezza. Allora porteranno con sé ciò che qui avranno ricevuto: disponibilità e amore, piuttosto che rifiuto e indifferenza. Questa non è un’utopia, è la società che il Padre celeste ci chiama a costruire attraverso segni concreti di solidarietà fraterna.
Auguro a tutti di proseguire nell’impegno di trasformare la nostra Italia e l’Europa in una «casa accogliente», per tutti coloro che, bisognosi di protezione e di dignità, bussano alla porte del nostro cuore e ci chiedono di diffondere il buon profumo della fraternità.
Il Signore benedica i lavori di codesto Convegno. Vi chiedo di pregare per me! Anch’io pregherò per voi!
Dal Vaticano, 28 maggio 2015
FRANCESCO